Riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso: l’Europa si interroga

Strasburgo, 8 Settembre 2010 – Un nutrito gruppo di parlamentari europei, appartenenti a quattro diversi gruppi politici ha acceso un interessante dibattito sui passi fatti dai paesi membri per garantire i diritti fondamentali, in primis il diritto alla libera circolazione delle persone e degli istituti tra i paesi membri, assicurati dal diritto comunitario. Il Commissario di Giustizia, Diritti Fondamentali e Cittadinanza, è stato a tal proposito interrogato sostenendo che molto ancora deve essere fatto affinchè i diritti fondamentali delle coppie omosessuali riconosciute siano garantiti in tutti i paesi membri dell’Unione Europea.

Infatti le coppie dello stesso sesso unite in matrimonio o in partenariati civili spesso perdono ogni forma di tutela e di garanzia solo attraversando un confine, ritrovandosi agli occhi del diritto da sposati a perfetti estranei e perdendo diritti fiscali, consolari e tutta un’altra serie di benefici nonostante il diritto comunitario grantisca la libertà di movimento. Non deve sorprendere quindi lo sgomento di questo gruppo di parlamentari europei di fronte all’applicazione lacunosa della Direttiva del 2004 sulla libera circolazione dei cittadini uniti in unioni tra persone dello stesso sesso ed è dunque più che legittimo l’invito rivolto al Commissario Viviane Reding affinchè sia garantito a tutte le coppie dello stesso sesso sposate o unite civilmente di poter esercitare i loro diritti fondamentali. Il Commissario Reding in questo si è trovato completamente d’accordo. Ha infatti risposto che: “la legge è molto chiara: si tratta di non discriminazione, diritto alla libera circolazione e reciproco riconoscimento. […] Se si vive nel paese A in cui l’unione civile o il matrimonio tra persone delle stesso sesso sono legalmente riconosciuti , si ha il diritto, e questo è un diritto fondamentale, di mantenere questo status , anche nel paese B. In caso contrario, siamo di fronte a una violazione del diritto comunitario “. Il Commissario inoltre ha affermato di essere attualmente impegnata su tale questione attraverso incontri bilaterali, e spingendo i governi nazionali ad applicare il diritto comunitario. E ha aggiunto: “E quando dovrebbe accadere questo? Ora! Non in 5 o 10 anni. […] Altrimenti se manca questo [la comprensione da parte dei governi], allora misure più severe dovranno essere applicate “.

Questo è un passo importante verso il riconoscimento dei diritti fondamentali sanciti nel diritto comunitario e che sono per ogni cittadino, anche a prescindere dal loro orientamento sessuale.

Maggiori informazioni su: http://www.lgbt-ep.eu/press-releases/european-parliament-debates-recognition-of-same-sex-unions/

Per vedere l’intero dibattito (anche in italiano): http://tinyurl.com/EPmutualrecognition